Carnevale: il divertimento e i dolci prima della quaresima
Carnevale: il divertimento e i dolci prima della quaresima. Sembra proprio che la parola carnevale significhi togliere la carne, gli ultimi giorni di divetimento prima del lungo periodo di Quaresima. Ci sarà ancora per 4 giorni il carnevale ambrosiano e quindi ancora la voglia di divertirsi fino a sabato e domenica e poi le ceneri anche per il rito ambrosiano, tutto questo per il Calendario del Cibo Italiano. E noi abbiamo fritto tantissimi dolci, credo che durante il carnevale ci sia il picco massimo di fritture di tutto l’anno, oggi è la giornata nazionale dei dolci fritti di carnevale.
da Wikipedia:
La parola carnevale deriva dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), forse influenzata anche dal latino vale (quasi fosse “carne, addio!“), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima
Il carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cattolica. Sono molte le città dove si possono ammirare le sfilate con i famosi carri allegorici, ricordiamo solo il carnevale di Viareggio, Cento, Putignano e tanti altri tutti molto belli, i carri allegorici vengono costruiti durante l’anno e spesso ripropongono le caricature dei personaggi politici, parate pubbliche con giochi dove si balla e si ride per poi cospargersi il capo di cenere il giorno dopo quando cominciano i 40 giorni di astinenza e digiuno: la Quaresima. Durante il carnevale un elemento distintivo è la maschera e da noi sono famose quelle di Venezia, che più che maschere sono delle vere e proprie opere d’arte, si va dalle classiche maschere che tutti conosciamo a dei veri e propri capolavori.
I festeggiamenti maggiori avvengono il giovedì grasso e il martedì grasso, ossia l’ultimo giovedì e l’ultimo martedì prima dell’inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi.
dal sito InnVenice – guida di Venezia
Le maschere veneziane erano quelle tipiche della Commedia dell’Arte, venivano usate durante il carnevale, ma non solo. Le maschere veneziane furono indossate in altri periodi dell’anno e in altre circostanze. La Serenissima fu sempre abbastanza permissiva al riguardo, anche se instituì un Magistrato alle Pompe per poterne frenare gli eccessi. Tale istituzione venne fondata nel 1514 per controllare inoltre lo sfarzo eccessivo ed i costumi delle prostitute. Il magistrato fu retto da tre Provveditori che imposero, tra le altre misure, il colore nero alle gondole. Le maschere veneziane furono usate soprattutto nel ‘700 ma anche nei secoli precedenti. Alcune maschere veneziane si possono ancora vedere nelle edizioni attuali del carnevale. L’abitudine di mascherarsi a Venezia veniva dalla voglia di trasgressione o semplicemente per non farsi riconoscere. Naturalmente le maschere veneziane si usavano nelle rappresentazioni teatrali, marcatamente nelle commedie di Carlo Goldoni che ha in grande parte contribuito a renderle famose non solo in Italia ma nel mondo intero.
maschera “Il medico della peste” fatta a mano dalla sottoscritta
I ravioli dolci di ricotta e alchermes li faceva zia Mirella. Buoni carichi di dolce ricotta rosa perché aromatizzata con l’alchermes quel liquore rosso che in Toscana si usa molto e preparato con la cocciniglia un insetto che infesta alcune piante. L’insetto viene essiccato e usato come colorante, oggi diventato E120. I ravioli con la ricotta fanno parte dei fritti carnevaleschi e anche qui le ricette si ripetono in ogni regione, poche le differenze e poi ci sono quelle di famiglia, ricordo i grandi vassoi pieni di tortelloni rosa, sì perché zia Mirella abbondava sempre con le dosi, lei faceva i tortelloni maremmani ma tanto buoni. E poi i vassoi con i crogetti, le nostre chiacchiere e tanti altri fritti, il carnevale era una festa.
Raviolo dolce con la ricotta:
- 200 g di farina per dolci
- 25 g di zucchero semolato
- 15 g di burro fuso
- 2 uova piccole
- 1/2 bacca di vaniglia, i semini
- 1/2 bicchierino di vin santo – io passito di Pantelleria
- la buccia grattata di un limone
- 1 pizzico di sale
- olio di arachide per friggere
per il ripieno:
- 250 g di ricotta di pecora
- 3 cucchiai di zucchero semolato
- 1 cucchiaio di alchermes
Mettete nella ciotola della planetaria o in una ciotola dove impasterete la farina setacciata, lo zucchero, il sale, la vaniglia e la buccia del limone, girate con un mestolo e poi aggiungete il vino, il burro e le uova, impastate con il gancio per 10 minuti fino ad avere un impasto liscio e non appiccicoso. Coprite con la pellicola e fate riposare un’ora in frigorifero.
Preparate la farcia mescolando la ricotta con lo zucchero e l’alchermes.
Riprendete la pasta e stendete le sfoglie con la macchina, io ho affinato la pasta fino al penultimo scatto, non deve essere troppo sottile, la pasta deve avere una certa consistenza e poi durante la frittura si potrebbe rompere. Mettete dei mucchietti di ricotta e chiudete con altra pasta, tagliate con la rotellina o con uno stampo da ravioli. Andate avanti così fino alla fine degli ingredienti, con gli avanzi fate delle chiacchiere.
Friggete i ravioli pochi per volta fino a che non sono dorati, spolverateli di zucchero a velo e mangiateli, solo divini. Amo il carnevale soprattutto per i suoi dolci.
Hai ragione anch’io che non devo qualche crostolino me lo …pappo. Bella l’immagine nasona che rappresenta il dotto Morte e si riferisce alla peste. Buona fine settimana.
E me li sono ripappati anche stasera Edvige, e domani gli ultimi, poi detox ;). Amavo fare le maschere di cartapesta una volta