Campobasso e i sapori di una volta: Pizza e Minestra
“Le montagne intorno fino all’eccelsa Maiella ordinavansi in file; e le loro cime, toccantisi in apparenza e per dubbie liste distinte appena, la immensità de’ bacini accennavano del Biferno del Trigno e del Sangro, ne’ quali tante altre minori valli convengono. Numerose borgate, quale in iscorcio e quale in prospetto, ad animar questa scena, coronavano Campobasso, se non che tolti dalla neve gli oscuri così de’ boschi come de’ tetti.”
(Dall’opera “La Pace” di Michelangelo Ziccardi, XIX secolo)
La Terra del Molise è stata per me una vera scoperta, non conoscevo nulla di questo piccolo pezzetto d’Italia abbastanza emarginato diciamo la verità. Il Molise non ha avuto mai un peso neppure a livello elettorale, non è mai stata una delle “grandi” regioni che determinano la vittoria di uno schieramento o un altro, è sempre stata un bacino di voti per la Dc e credo che anche in Molise arrivassero i famosi finanziamenti a pioggia, dati più che altro come cambiale per aver votato, il classico voto di scambio, che poi non determinavano nessun cambiamento. A me ha incuriosito molto questa città bella da vedere con questo borgo che è un piccolo gioiello e ho ascoltato il professor Lombardi uno storico che conosce benissimo la sua terra, un affabulatore lo definirei che mi ha affascinata con il suo racconto.
Campobasso è La Molisana, l’azienda e il molino, due gioielli per questa città, per il prestigio che danno a tutto il Molise e per i posti di lavoro. Parlerò della Molisana azienda e Moline in un altro post, questo lo dedico tutto a Campobasso ai suoi scorci ai suoi profumi e alla sua storia.
Non si ha ancora la certezza della nascita di Campobasso come centro abitato. Rimangono solo tracce di un insediamento di controllo dei Sanniti presso un tratturo. Un altro importante sito archeologico è stato trovato nel comune di Sepino vicino Campobasso a testimonianza dell’importanza, nell’epoca sannita prima e romana poi, di questo territorio.
Fonti storiche parlano della nascita di Campobasso nel periodo della denominazione longobarda in Italia e cioè nell’anno 878 in un documento dove si legge per la prima volta la parola Campibassi. Nel periodo longobardo e durante l’egemonia normanna, Campobasso fa crescere la sua importanza economica diventando la capitale della Contea sotto la signoria dei De Moulins. Fioriscono i commerci e grazie a questo, il borgo si amplia espandendosi intorno alle chiese di San Bartolomeo e San Mercurio.
Alla fine del Quattrocento, con la sconfitta degli Angioini, che i Monforte avevano appoggiato, Campobasso passa agli Aragonesi e in seguito ai De Capua.
La città nel periodo che va dal 500 al 600 vive di un florido commercio grazie alla sua posizione geografica, soprattutto nel settore dell’artigianato. Arrivano i Gonzaga e il prestigio della cittadina aumenta. I Gonzaga riorganizzano la città dal punto di vista urbano, quella che oggi si chiama la toponomastica, nei rioni alle strade viene dato il nome dell’attività che prevale, scarparìe, ferrarìe, oreficerìe (l’attuale Via degli Orefici, ricca ancor oggi di botteghe e negozi di orafi).
Negli anni a venire Campobasso ha un ulteriore sviluppo grazie alla sua vicinanza ai tratturi, vie che facilitano gli scambi con l’arrivo di commercianti stranieri.
Il ‘700 mette in crisi la struttura feudale della società, una ventata d’aria nuova arriva con la classe emergente: la borghesia. Campobasso viene coinvolto come ogni altra città e molti intellettuali dell’epoca sostengono di superare l’immobilismo del feudalesimo. Campobasso diventa il cuore pulsante della cultura molisana. Alla morte del duca, Campobasso chiede di riscattare il feudo, e questo avviene con ingenti sacrifici. Scoppiano numerosi tumulti, la città viene sottratta ai feudatari solo nel 1742 con l’aiuto della borghesia che capeggia la rivolta.
Per voler di Carlo Borbone, Campobasso viene dichiarata città modello. Agli inizi dell”800 viene istituita la Provincia del Molise ma il terremoto del 1805 distrugge buona parte della città. Si pensa ad una ricostruzione e ad un progetto di espansione che viene affidato a due grandi nomi: Musenga e Wan Rescant. Viene scelto il progetto del Musenga che fa guadagnare a Campobasso l’appellativo di “città giardino“, in effetti la città è un vero giardino, ordinata, pulita e verde, la classica cittadina dove vorresti andare a vivere.
Gli ipogei ricavati nei secoli dall’opera dell’uomo, rappresentano una realtà nascosta del borgo antico. Molta la pietra estratta per poter costruire i palazzi e si può immaginare il vuoto che si era creato nel sottosuolo, tanto che costruendo una nuova città dopo il terremoto del 1456 si utilizzarono i vuoti collegandoli tra di loro come una ragnatela , così da avere una “rete” medievale che consentiva rapidità di comunicazione e rapida via di fuga in caso di assedi prolungati. I sotterranei hanno avuto diverse destinazioni d’uso, magazzini per la farina, per il sale e la carne, rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale. Negli anni ’60 discoteche e luoghi d’incontro per i giovani, vennero poi abbandonati e ridotti a discariche, oggi sono ricercati per farne pub e ristoranti.
Sull’origine del nome Campobasso ci sono molte ipotesi e poche certezze; tanti sono stati coloro che con i loro studi e ricerche hanno cercato di trovarne il significato. Arriviamo ai giorni nostri.
Man mano che ci lasciavamo Roma alle spalle i monti della Maiella si facevano sempre più grandi e sempre più vicini. Comincia così il nostro viaggio per arrivare a Campobasso, invitati dal Pastificio e al Molino La Molisana…
La Sera siamo stati ospiti della trattoria “La grotta di Concetta” dove abbiamo mangiato tra le altre cose questa splendida e vecchia preparazione molisana “Pizza e minestra” che io vi ripropongo, non mi è stata data nessuna ricetta, ma credo che questa sia la versione più vicina a quella che fanno i molisani.
Ingredienti per Pizza e Minestra:
- 1 kg di farina di mais tipo Fioretto (farina di mais macinata con una granulometria fine)
- 3 l di acqua
- un cucchiaio di sale
- peperoncino secco sminuzzato
- 1 kg verdura, io cime di rapa, ma potete usare anche cicoria o quella che a Roma si chiama misticanza
Mettete a bollire l’acqua in una pentola, aggiungete il sale e il peperoncino e poco prima che comincia bollire versare a pioggia la farina, fate molta attenzione perché il fioretto tende a fare i grumi molto più della farina bramata e girate molto bene per qualche minuto.
Prendete la leccarda del forno, ungetela bene con abbondante olio e versateci la polenta dopo averla girata per qualche minuto. Livellatela bene e mettetela in forno già caldo a 140°C per circa 1/2 ore.
Lavate e cuocete le verdure che avete scelto, non affogatele in troppa acqua, mettetele in un tegame con la sola acqua di cottura coperte. Appena sono cotte, 10 minuti ripassatele aggiungete uno spicchio di aglio dele peperoncino e olio, ripassate la verdura per alcuni minuti per farla insaporire.
Preparate i piatti mettendo un po’ di verdura e la polenta a pezzetti, finite con un giro d’olio e mangiatela calda.
Carissima,ti leggo sempre con piacere.
Auguri a te e famiglia.