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Branzino marinato al miele d’arancio

Branzino Marinato Al Miele D’arancio

Branzino marinato al miele d’arancio. Questo il titolo del mio post, volevo andare avanti ma non sarebbe stato più un post lo avrei dovuto pubblicare a puntate, i ricordi sono tanti e si dice che quando abbiamo molti ricordi stiamo invecchiando, forse è così ma sono ricordi molto belli e sono felice di averli, da mio nonno ho imparato molto sulle api e sulle genti di Maremma.

“Bimbe in cucina ci so i favi col miele” Questa era la frase ricorrente di nonno Gino, che si era alzato almeno 4 ore prima di noi, la mattina della smielatura, per avvisarci che su un grande vassoio in mezzo al tavolo della cucina c’erano i favi che grondavano purissimo e dorato miele appena tolto dagli alveari, nonno sapeva benissimo che noi eravamo ghiotte di miele. Per noi era la normalità, mai comprato miele a casa nostra, nonno era un apicoltore, le amava lui le api, e noi siamo cresciute sapendo che vanno amate e rispettate, mio nonno smielava senza guanti e senza tuta, loro lo conoscevano e lo lasciavano lavorare dentro all’alveare, sapevano che non avrebbe portavo via tutto il miele altrimenti sarebbero morte e le apine affrontavano l’inverno senza problemi. Il miele era solo millefiori ma aveva un sapore speciale, tutti i fiori di Maremma e con quello siamo cresciute.

branzino al miele

La sfida passata dell’ Mtc è stata vinta da Eleonora Colagrosso del blog Burro e Miele e Michael Meyer con una ricetta a 4 mani, da leggere perché è un romanzo non una ricetta e sempre loro due hanno scelto l’argomento della sfida  successiva, la 54 e hanno deciso di farci un piacere scegliendo un ingrediente invece di una ricetta: il miele. Io amo il miele, sono cresciuta con il miele come scrivo sopra, e ho abituato anche i figli, anche mio cugino produceva miele, i migliori mieli di Maremma, la marruca, il tiglio, l’erica, il girasole, il corbezzolo quindi conosco bene la materia e mi sono trovata in difficoltà proprio per questo motivo. Non è facile preparare una ricetta non banale con il miele, tutte quelle che mi sono venute in mente le ho scartate perché non riuscivo a dare uno spazio degno all’oro giallo, alla fine mi sono fermata su questa, abbastanza banale, buona, si sente molto il miele e si sentono gli agrumi e la nota acida data dall’aceto di mele e poi l’insalatina fresca che contrasta e pulisce la bocca. Potevo fare molto di più ma entro nel panico quando mi devo esprimere per una sfida o un contest, e di solito do il peggio di me stessa. Parliamo un po’ delle api che sono la parte più importante di questa sfida.
Le api mellifere (api portatrici di miele)  non sono solo affascinanti ma determinanti per il controbuto che danno all’impollinazione. Le api raccolgono il polline e il nettare dai fiori, il nettare è la materia prima per la realizzazione del miele e il polline è un fonte di nutrimento per le api, trasportano il loro bottino nella borsa melaria e il polline in piccoli “cesti” posizionati sulle zaqmpette posteriori. Al loro rientro all’alveare le api vengono perquisite, ci sono le guardiane dell’alveare che con i loro recettori riescono a capire se l’ape fa parte dell’alveare o è un’intrusa e in quel caso cacciata via malamente. Le api operaie sono tutte femmine sterili e nascono da uova fecondate, mentre i maschi, fuchi, sono più grandi e nascon da uova non fecondate, sono loro che si accoppiano con la regina che depone fino a 200 mila uova ogni estate. Nella sua vita l’ape si occupa di pulire, fare opera di muratura, nutrire le pupe e quando raggiunge un’età avanzata può lasciare il nido e diventare ape bottinatrice. L’ape regina viene nutrita per tutta la vita dalle api ancelle con pappa reale e viene curata con molta attenzione, per esempio quando fa molto caldo intorno a lei si posizionano tante ancelle che la rinfrescano sbattendo forte forte le ali, mentre in inverno si raccolgono in un’unica colonia e per scaldarsi si uniscono a grappolo facendo vibrare i muscoli delle ali e qui intervengono le scorte di miele necessarie a questa attività e se l’allevatore non ha lasciato una giusta scorta le api non riusciranno a sopravvivere e la colonia verrà decimata. (1)

Nella prima foto si nota molto bene la differenza fra un’ape e una vespa, le api non vi pungeranno a meno che non si sentano in pericolo.

La seconda foto ci mostra la differenza fra l’ape femmina operaia, il fucho maschio e la regina.

 

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foto da: donnesi.com e agraria.org

Mieli, vini e oli sono i grandi lettori dei terroir (il terroir è un’area ben delimitata dove le condizioni naturali, fisiche e chimiche, la zona geografica ed il clima permettono la realizzazione di un prodotto, olio, vino e miele, specifico e identificabile attraverso le caratteristiche uniche della propria territorialità, come il miele di corbezzono si trova quasi esclusivamente in Sardegna e Toscana). Quando si parla di mieli è sempre meglio esprimersi al plurale, esistono i mieli, come i vini e gli oli extravergine, ognuno ha la propria personalità e territorialità.

greenreport.itfoto di greenreport.it

Per fare il vino servono molte mani, si comincia cogliendo l’uva fino all’imbottigliamento e anche negli oli extravergini è molto presente la mano dell’uomo. Nei mieli invece la scelta sta tutta o quasi nella testa delle api che vanno considerate come un super organismo sciame. Secondo i canoni tradizionali le api sono insetti da circa 30 milioni di anni, ma vennero definiti “vertebrati” dall’apicoltore Johannes Mehring che mise in relazione la colonia di api a un singolo “essere” paragonabile a un vertebrato. Le api operaie rappresentano gli organi del corpo necessari alla manutenzione e alla digestione mentre l’ape regina e i fuchi rappresentano gli organi riproduttivi femminili e maschili quindi un animale vertebrato (1)

Il Miele
Per millenni il miele è stato l’unico dolcificante usato dall’uomo e le prime tracce di arnie costruite risalgono al VI millennio a.C. circa. Il miele era molto apprezzato nell’antico Egitto, le prime notizie di arnie trasportate dagli apicoltori lungo il fiume nilo per la fioritura delle piante risalgo addirittura a 4000 anni fa. E anche nelle tombe accanto alle mummie sono state rinvenute grandi coppe con il miele per accompagnare il defunto nel suo viaggio nell’al di là. Vasi perfettamente sigillati sono stati trovati pieni di miele (l’archeologo T.M. Davies ha scoperto per esempio in una tomba egizia un barattolo di miele vecchio di 3300 anni, perfettamente commestibile (2). Dai geroglifici sì è arrivati a capire che il miele veniva usato in cucina e come medicamento per vari disturbi per esempio digestivi.

I sumeri con il miele ci facevano le creme di bellezza, impastandolo con l’argilla, l’acqua e l’olio di cedro, mentre i babilonesi ci facevano le focaccine con sesamo e datteri quindi non ci inventiamo nulla.
Si legge che nel Codice di Hammurabi si ritrovano articoli con cui gli apicoltori erano tutelati dal furto di miele dalle arnie.
Anche la medicina ayurvedica già 3000 anni fa considerava il miele ricco di virtù salutari, per i greci era il “cibo degli dei” usato nei riti votivi. Omero ci parla della racoclta del miele selvatico, e qui bisognerebbe parlare degli sciami selvatici difficili da catturare a meno che non si riesca a prendere la regina e spostarla, a quel punto si sposta tutto l’alveare, ma da noi sciami selvatici non ce ne sono quasi più.
I romani lo importavano  da ogni regione e proprio da Malta sembra che arrivi il nome originale “Meilat” terra del miele.
Purtroppo il miele fu accantonato come dolcificante dopo la scoperta dello zucchero raffinato chimicamente.

Da un caro amico api-cultore Fausto Delegà che ha le sue “ragazze ronzanti” nel bosco che fu caro alla principessa Sissi. Le api hanno un dialogo da milioni di anni con gli esseri vegetali e attraverso loro trasformano il sole in materia edibile e gli api-cultori si inseriscono in questo dialogo con grande rispetto  ma anche con la consapevolezza che senza gli umani oggi le api non sarebbero più in grado di sopravvivere e noi con loro.
Albert Einstein “Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita”. Non sappiamo che queste parole furono realmente pronunciate da Albert Einstein ma senza api non ci sarebbe impollinazione (il 50% dell’impollinazione avviene con le api) quindi niente frutta e verdura,  quindi sarebbe un problema.

Una curiosità per dimostrare quanto gli umani sianosciocchi. A New York c’è da un po’ di tempo la moda di farsi l’alveare sui terrazzi dei grattacieli ch circondano Central park per esempio, certo l’aria è pulita, ma l’altezza è tanta. Le povere api  bottinatrici quando scendono hanno le sacche vuote e vanno giù bene, quando risalgono sono cariche di nettare e polline e quindi fanno una enorme fatica e, il risultato sarà meno miele perché coinceranno a portare meno carico e molte api morte, Ma la moda è la moda.

Bibliografia:
Mieloteca italiana
Wikipedia
(1) Il Ronzio delle Api – di Jurgen Tautz
(2)  (EN) Christine E. Wyrtzen, Walking in Wide Places, Xulon Press, 2010, ISBN 978-1-61215-148-9. (consultabile anche online)

branzino marinato al miele d'arancio

Ingredienti per Branzino marinato al miele d’arancio

  • Filetti di branzino puliti e lavati quanti decidete voi
  • 1 cucchiaio di miele di arancio  per 4 filetti
  • 1 cucchiaio di aceto di miele o di mele
  • 4 cucchiai di succo d’arancia
  • 1 cucchiaino di sale fino
  • olio extravergine di ottima per l’emulsione
  • 30 g di burro
  • buccia grattata di arancio bio
  • insalatina di cipollotti di Tropea, radiccio rosso solo il cuore, cicoria solo il cuore e altre insalatine, tutte piccolissime

Mettete il miele, l’aceto e l’arancia in una ciotola e cominciare a miscelarli quindi aggiungete l’olio montando sempre con un cucchiaio fino a che l’emulsine comincerà ad addensarsi e continuate ad aggiungere olio fino a 100 ml, quando l’emulsione sarà pronta la riconoscerete avrà l’aspetto gelatinoso,  potete mettere nel ciotola i filetti di branzino, e decidere di tenerli da un minimo di un’ora fino a tutta la notte coperti in frigorifero.

Quando saranno pronti, scolateli bene, arrotolateli e dopo aver fatto sciogliere il burro in una padella aggiungeteli e fateli cuocere da ogni parte per un massimo di 3 minuti, si devono scaldare solo fuori e rimanere rosa all’interno. Unite l’emulsione e poi spegnete, impiattate come preferite. Una preparazione molto delicata dove la presenza del miele è importante quindi usate un buon miele e se per voi è troppo dolce potete cambiare tipo di miele, magari un miele amaro o pungente, un miele di erica, con un retrogusto amarognolo è ottimo per esempio, insomma il miele potete sceglierlo voi ma provateli sono molto buoni.

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branzino marinato al miele d'arancio

branzino marinato al miele d'arancio

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Questo articolo ha 22 commenti
  1. Mamma mia Tamara! Com’è possibile che tu fossi dubbiosa riguardo a questo post? E’ bellissimo: i tuoi ricordi di tuo nonno mi hanno commossa e ti invidio la tua infanzia non sai quanto. Informazioni interessantissime sul mondo delle api e sul miele, anzi, sui mieli. Una ricetta semplice sì, ma assolutamente non banale. Foto bellissime. Ma cosa vuoi di più? Grazie per questo post, carissima. Un abbraccio!

    1. grazie Roberta, le tue belle parole mi fanno felice, sì la mia infanzia in Maremma è stata bella dico la verità e fino a quando ho potuto ho portato i miei figli lì sopratutto in estate, è una terra che ti entra nel cuore, bella, dura e anche generosa, sono felice di essere nata lì, un abbraccio

  2. Beh se quando sei assalita da dubbi tiri fuori dei post e delle ricette così allora benvenga il momento di crisi! Bellissimo il viaggio nel mondo del miele e nella tua infanzia. Deliziosa la tua ricetta che rifarò al più presto.

    1. Grazie Marina, spesso vengo presa dai dubbi ho sempre paura di non essere all’altezza, è il mio carattere, anche l’educazione ricevuta, cercare di dare sempre il meglio e finisce che stai sempre a pensare e non ti godi mai nulla, un abbraccio, la ricetta è ottima

  3. Tamara…banale? Ma non esiste proprio! Partiamo che come te amo le api ma tantissimo proprio, perché anche mio padre che aveva la passione per le arnie e varie mi ha insegnato a non temerle….mi ha fatto capire la differenza tra api e vespe …. Tanto che quando al mare sono in acqua a nuotare se mi capita qualche ape stanca e spossata che sta per annegare le prendo sulle mani e le riporto a riva….. E loro sono così dolci che pare quasi mi ringrazino! La tua ricetta mi dà proprio il sapore di quel mare…della Sicilia…. Con le sue arance e le sue magnifiche spigole di mare! Baci cara

    1. Flavia essere cresciute con l’amore per le api è una cosa molto bella, queste emozioni le ho trasmesse anche ai miei figli e non hanno mai avuto paura neanche da piccoli, gli avevo insegnato che se mangiavano marmellata era normale che le api arrivassero, per la ricetta non so perché ma questa volta ho avuto più difficoltà e fra la ricetta del mese, il calendario e altre cose non ho avuto molto tempo per pensarci e mi sono trovata a preparare questa spigola molto buona ma anche molto semplice e ho avuto la sensazione che fosse anche banale, invece grazie a voi e riflettendoci tutta la giornata ci sto ripensando, un abbraccio cara Falvia ti ringrazio

  4. Secondo me te li fai troppi sti problemi. Questo è un post straordinario. Non ho perso una parola, una virgola, dalla parentesi poetica della grande sapienza di tuo nonno alla storia delle api e del miele, che pensavo di conoscere, invece…
    Dai troppe cose per scontate, tra cui noi lettori, che invece amiamo tantissimo quello che scrivi e come lo fai. Ricordatelo la prossima volta.
    Quanto alla ricetta, a me per esempio, mai mi sarebbe venuto in mente di usare del miele sul branzino. Questo è un piatto meraviglioso, lasciatelo dire.
    Grande post Tamara. Veramente. Un abbraccione, Pat

  5. Ho sempre ammieato chi riesce ad ammaliare le api e tuo nonno che veniva addirittura riconosciuto da loro senza doversi imbragare ha tutta la mia stima ed invidia, oggi per allora. Ti parla una persona allergica sia alle api che al.cortisone che ad ogni puntura deve ricorrere all’adrenalina!!! Chiusa la parentesi api, io trovo che l’accoatamento arancia e branzino sia veramente eccezionale. Gli involtini poi sono invitantissimi e la semplicita’ troppe volte viene confusa con la banalita’. Vi e’ una smodata ricerca del nuovo e del “forestiero” che a volte si perde di vista la semplicita’ di quanto si ha a portata di mano ogni giorno. Branzino miele arance tra essi che tu hai unito in un piatto da gourmet!

  6. tamara e qui si ferma davvero il tempo … non è un post qualunque qui si appende cos’è il miele e da dove nasce e da come viene lavorato dalle operose api
    sei unica davvero
    una fonte di sapere per l’mtc
    e questa ricetta è davvero buonissima
    complimenti

  7. a me piace tutto di questo post. la parte introduttiva, molto interessante e ben fatta, e la ricetta, che non è per niente per niente banale, anzi, a me non sarebbe mai venuta in mente una cosa così.
    Complimenti per tutto, bellissimo post.
    E, come ha scritto Patty, io mi farei meno problemi… (in realtà io avrei usato un’altra parola, ma non è fine…)

  8. Una ricetta semplice che mi attira molto. Riesco ad immaginarne i sapori e mi sembra un connubio molto ben riuscito. E sai che le tue foto “bianche” quasi quasi mi piacciono più di quelle scure? Brava sempre.

  9. concordo con chi mi ha preceduto: ricetta semplice, ma la banalità è un’altra cosa. Qui siamo invece nel campo dell’eleganza, dell’equilibrio, di una ricerca che cede sempre il passo alla valorizzazione delle materie prime, specie se le ami così tanto come il miele, protagonista di questa sfida e di questo piatto.Riesci sempre ad emozionarci e a scaldarmi il cuore. Grazie davvero.

    1. Il problema sono io Alessandra che vorrei poter tirare fuori sempre una ricetta speciale e quando non ci riesco ci rimango male, ma quando il tempo rema contro è difficile, grazie a te cara che riesci a farmi sempre un grande piacere con il tuo commento

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