Pasta con farina di Fava di Fratte Rosa
Pasta con farina di Fava di Fratte Rosa. Ho comprato la farina di Fava di Fratte Rosa a Castignano durante il Festival dell’Anice Verde, non conoscevo la farina di fave e devo dire che è ottima. Viene prodotta dall’Azienda Agricola I Lubachi a Fratte Rosa in provincia di Pesaro/Urbino. Fratte Rosa sorge tra le valli del Metauro e del Cesano a 419 metri s.l.m. su terreni argillosi denominati “Lubachi“.
Questo tipo di terreno ha favorito la costruzione di “case di terra” e più tardi i tegami di coccio e la coltivazione di leguminose che si adattavano bene all’ambiente. L’interazione tra un terreno così argilloso e le piante coltivate ha portato alla selezione di un ecotipo di fava particolare, probabilmente derivante da incroci spontanei tra favino e fava.
Da questo incrocio è nata una fava dolce e molto tenera. Insomma come dicono gli abitanti di Fratte Rosa, la fava migliore è quella che viene dai Lubachi grazie, appunto, ai terreni argillosi.
Ed è appunto questa fava molto particolare che si ricava una farina con cui a Fratte Rosa facevano e fanno un tipo di pasta i “tacconi” chiamati così perché simili ai ritagli dei tacchi delle scarpe. Gli anziani raccontano come arrivarono a produrre la farina di fave.
Durante la mezzadria i contadini dovevano dividere tutto con il padrone, proprietario terriero, e da quel 50% detrarre la quota per la semina, pagare i debiti fatti con gli artigiani del paese e di conseguenza la farina di grano non bastava. La paura di rimanere senza farine li spinse a cercare un’alternativa e fu così che avvenne questo “matrimonio” tra farina di grano e farina di fava.
Purtroppo la coltivazione delle fave nell’immediato dopoguerra fui abbandonata per vari motivi non ultimo quello di “specie di scarso valore aggiunto”. La fava di Fratte Rosa è stata oggi recuperata dalla Cassa Rurale e Artigiana di Monsampolo del Tronto e restituita alla zona di origine della specie dando inizio ad una filiera corta e valorizzando una biodiversità.
Il luogo di conservazione e riproduzione della specie è la Banca del Germoplasma regionale (luogo dove si conservano i semi), il germoplasma è il materiale ereditario trasmesso mediante le cellule germinali per preservare in modo diretto la biodiversità e contribuisce al suo incremento.
Ancora due parole sulle banche del germoplasma, vorrei che il concetto fosse chiaro. Le banche del germoplasma e i parchi naturalistici concorrono alla Strategia nazionale per la biodiversità richiesta dalla Convenzione sulla diversità biologica, proteggono e mantengono elevata la biodiversità di una data specie, studiano e migliorano le sementi destinate allo sviluppo agricolo, analizzano parassiti e malattie, raccolgono e conservano i semi delle specie endemiche rare o a rischio di estinzione, andando a costituire le riserve per reintrodurre negli habitat originali le varietà che vanno scomparendo per cause naturali o in seguito all’ intervento umano.
Tornando alla mia ricetta vorrei spiegare che ho seguito le indicazioni dell’Azienda Agricolta de “I Lubachi” e ho messo anche le uova, ho però aumentato la dose di farina di fave e il risultato è stato ottimo, una pasta saporita e profumata, sapore e odore di fave condita con fave e pecorino, cosa si può desiderare di più
Ingredienti per Pasta con farina di Fava di Fratte Rosa:
- 250 grammi di farina di fava di Fratte Rosa
- 150 grammi di semola rimacinata Senatore Cappelli
- 4 uova biologiche ovviamente, comunque di galline libere, se le avete anche di papera o di oca (però pesatele)
- sale e un cucchiaio di olio evo
Impastare le due farine con le uova leggermente sbattute, aggiungere il sale e l’olio e continuare fino ad avere un impasto piuttosto omogeneo, non è facile, la farina di fave è più granulosa e prima di glutine. Fatela riposare e poi tiratela lasciandola piuttosto alta, quando si sarà asciugata tagliatela in fettuccelle di circa 8/10 cm di lunghezza. Le ho tagliate come gli scialatielli della Gragnano, non volevo le fettuccine lunghe, l’unico modo di tagliarle mi è sembrato questo.
Preparate un condimento. Ho sbianchito delle fave appena sgusciate, ho tritato un cipollotto e messo in una padella con olio evo, aggiunto le fave e fatto andare velocemente per qualche minuto. Ho messo le mie fettuccelle nell’acqua bollente e dopo circa 10 minuti, tanto ci vuole le ho prelevate con la schiumarola e passate nella padella con il condimento e spadellate, ancora un po’ di pecorino e poi le ho servite con dei piccoli cestini fatti con il pecorino e riempiti di fave appena spadellate. Meglio di così non saprei, provatele, la farina si trova anche online.
Sapevano di particolare e di buonissimo già da fb ;-). Bella ricetta!
Ancora non ho fatto nulla con questa farina e sarei tentata di iniziare dal pane.
un abbraccio
Lo dicevo io che da te si impara sempre….piatto magnifico!
Le Marche sono nel mio DNA…è tanto che non vado, ma leggere questa ricetta mi ha fatto tornare in mente le colline marchigiane in estate, il profumo del mare e le mie estati di bimba.
Ricetta e foto splendide, complimenti!
Sorrisi per te
Le ho fatte anche io e confermo che questa farina è favolosa! Voglio farla di nuovo e provare un formato nuovo. L’idea di accompagnarle a un sughetto di fave fresco la trovo azzeccata, una conferma del sapore!