Minestra di sedano rapa con cuore di cavolo nero riso e zucca caramellata
Minestra di sedano rapa con cuore di cavolo nero riso e zucca caramellata. Il titolo è lungo la minestra invece no, la sua preparazione è semplice con verdure di facile reperibilità e senza attrezzi particolari, tutto a mano, solo un buon coltello per tagliare il sedano rapa e la zucca. Un buon cibo anche detox dopo le abbuffate delle feste, poi ci stiamo riconciliando con la nostra cucina vera, quella dei contadini che mangiavano il piatto di minestra, il conforto dopo una giornata passata nei campi, il cibo quello vero non il food, spesso era fatto solo con poche radici e qualche erba e magari qualche goccia di olio e tanto pane dentro per rimpirsi lo stomaco, ma quanto sapevano di buono quelle minestre. Non c’ero sono nata molto tempo dopo ma dai racconti dei nonni so che era così. È la mia sfida, amo il cibo semplice, quello di casa e lo dimostro con le mie ricette.
Ero una bimbetta anomala ho sempre mangiato verdure. Se torno indietro con la memoria mi ricordo l’orto della casa di Grosseto dove siamo nate io e mia sorella e sebbene l’orto fosse in città era pieno di verdure e alberi da frutto di tutti i tipi e questo fino a due anni fa quando abbiamo venduto la casa. Un microclima particolare diceva mio cugino agronomo, in quei pochi metri di terra ci nasceva e cresceva di tutto, piante che potevano crescere solo da altre parti lì trovavano terreno fertile. Piantine di olivo che spuntavano dal terreno nate dai semi, cosa non facile, e poi la frutta di tutti i tipi, io non ho mai comprato fichi durante la mia vita, i nostri alberi ci fornivano i migliori fichi “dottati” bianchi che potevamo desiderare, albicocche dolcissime, arance, mandarini, ciliegie e prugne della California. Una distesa di rughetta selvatica, insalata pimpinella, graspignoli, ramolacci, di tutto. Ho sempre amato le insalate di campo e non quelle comprate, mai mangiato la lattuga, al massimo il songino, e mamma quando andavo a Grosseto usciva in giardino e coglieva l’insalata che io mangiavo e per me quello era il cibo degli dei. Il raperonzolo non è solo una fiaba ma una tenera insalatina di cui si mangia anche la radice, insalate condite solo con ottimo olio extravergine delicato e poche gocce di un buon balsamico. Per non parlare dell’ortica, cresceva rigogliosa in tutti i vasi, si usciva si coglieva e si preparava il risotto, inquinamento zero ed era un piacere mangiare quel risotto con il sapore delicato dell’ortica, un concentrato di salute. L’unica cosa che non mangiavo volentieri arrivata in età di amorazzi erano i cipollotti per ovvii motivi. Mamma ha sempre cercato di abituarci alle verdure come alla frutta e lo stesso ho fatto io con i miei figli, tanto che uno quando aveva appena 4/5 anni si mangiava piatti di cipolloti con fagioli e tonno come un adulto, oggi non le mangia più, i gusti cambiano ma io le verdure in tavola le metto sempre in abbondanza.
Quello che serve per questa minestra: il sedano rapa, la zucca, un mazzetto di cavolo nero, un porro, brodo vegetale quello che serve, più di un litro, e poi sale, pepe, olio extravergine della migliore qualità, riso integrale, e poco altro che trovate qui sotto.
Ingredienti per Minestra di sedano rapa con cuore di cavolo nero riso e zucca caramellata:
- 1 sedano rapa medio
- 1 porro, la parte bianca
- qualche cucchiaio di olio extravergine
- 1 mazzo di cavolo nero, solo le foglie tenere
- una zucca piccola possibilmente marina di Chioggia, polpa soda poco acquosa
- 100 g di riso integrale
- sale e pepe q.b.
- 2 cucchiaini di zucchero di canna
- 1 cucchiaio di aceto balsamico di Modena piuttosto concentrato
- 1 l di brodo vegetale preparato precedentemente come sempre
Tagliate il porro e mettetelo in una pentola con due cucchiai di olio e fatelo stufare. Sbucciate il sedano rapa con il pelapatate, tagliatelo a tocchetti e mettetelo nella pentola, fatelo stufare per qualche minuto e poi copritelo con il brodo vegetale bollente. Fate cuocere per circa mezzora.
Preparate nel frattempo il cavolo nero, prendete le foglie più tenere e se sono piccole potete lasciare anche la costina centrale altrimenti la dovete togliere, lavatelo bene e mettetelo pochi minuti in acqua bollente, scotalelo e passatelo in una padella con qualche goccia di olio e una spruzzata di sale, spadellatelo velocemente a fiamma alta e mettetelo da una parte.
Tagliate la zucca, togliete la buccia e fatela a dadini piccoli, mettetela in una padella con poco olio, un cucchiaino basta e fatela saltare, si cuocerà velocemente e quando sarà pronta spolveratela di zucchero, alzate la fiamma e buttateci sopra l’aceto balsamico, spadellate e spegnete.
Frullate con i minipimer il sedano rapa nella pentola, cuocete il riso nel brodo vegetale e aggiungetelo alla minestra quindi componete il piatto. Mettete la minestra nel piatto e in mezzo il cavolo nero e sopra la dadolata di zucca, rifinite tutto con un giro di olio e mangiatela, dirvi che è divina è riduttivo.
Che belli i tuoi racconti Tamara! E come mi ci rivedo! Credo che serberò l’ultima zucca rimasta, del mio orticello francese, a preparare questa zuppa meravigliosa. Buona domenica, a presto.
Un accostamento azzardato per i sapori forti degli ingredienti principali ma da provare. L’unica cosa lascio la zucca questa proprio non posso. Grazie e buona giornata.
Edvige, il sedano rapa è delicato e la zucca è molto delicata non ti piace? io proverei, stanno molto bene insieme vedrai ,)
Tamara, che meraviglia quell’orto rigoglioso pieno di frutta e verdura, profumi e sapori. Io avrei messo una capanna di legno lì fuori con una brandina e ci sarei andata a vivere. Sono una romanticona, che ci vuoi fare.
Le tue creazioni sono sempre ben studiate ed equilibrate. brava.
Grazie Kika, amavo quella casa e quell’orto/giardino ma purtroppo ho dovuto vendere dopo la morte di mamma, è stato un momento molto brutto separsi dalla casa <3
torno a dire che è la tua gara, perchè ti muovi a tuo agio in tutto. nella storia, nella ricetta, nella scelta degli ingredienti e delle tecniche. Leggere questo post è come guardare una ginnasta o una coppia di ballerini che volteggia in sala, capaci di avvincerti alle loro acrobazie nella misura in cui le fanno in modo spontaneo, consumato e naturale. La tua “verità”, il tuo essere così sincera, così trasparente, così intimamente coerente, è tutta in questo dare voce ai prodotti della terra- e darla in modo che ciascuno venga valorizzato al meglio. Nessuno più di te può farlo- nessuno meglio di te lo fa. Bravissima.
Ma che bella introduzione! (E anche la ricetta)
grazie carissima Silvia
Pure io ho amato zuppe e minestroni fin da bambina, pensa che al liceo mi chiamavano Minestrina perché chiedevo sempre il bis di zuppa quando andavamo in gita. 🙂
Alessandra ha espresso molto meglio di me il mio pensiero: la disinvoltura con cui ti muovi tra le materie prime, la naturalezza con cui accosti sapori diversi e crei piatti inconfondibili sono i tratti di chi conosce a fondo gli ingredienti e sa come cucinarli per valorizzarli al meglio.
Io da bambina andavo in Sicilia, dove avevamo la campagna. Era una campagna molto diversa da quella grossetana ovviamente: molti alberi da frutto (tutt’oggi abbiamo il nespolo, qualche pero, qualche pruno, diversi banani e tantissimi limoni, aranci, cedri, mandarini e limoncelle), ricordo anche le pesche, che oggi non abbiamo più. Di erbe però, pochissime: la portulaca, che tutt’ora mi piace assai, e la ruchetta selvatica, e poi le zucchine lunghe, di cui mangiamo anche le foglie (li tinnirumi) e che coltiviamo ancora adesso. Usque tandem? Sicuramente finché ci sarà mia mamma ad occuparsene, perché nei 20 giorni all’anno in cui scendo giù io non è materialmente possibile coltivare alcunché. Però la nostalgia per quel genere di vita mi è rimasta e si acuisce ogni volta che leggo post come il tuo…
Un bacione.
Mapi cara anche io amo la campagna e sarei stata tanto felice avessi potuto viverci, mi piacciono i profumi, il vento, la grande quiete sarà perché vivo qui e il caos non ci abbandona mai, le piante e le erbe sono la mia passione è vero, e tu hai nomnat al portulaca buonissima, los aic eh con le zucchine lunghe si prepara la confettura migliore in assoluto e per fortuna ho trovato qui a Roma chi mi procura le mie adorate erbe, grazie cara un abbraccio a te
La nonna paterna aveva origini montanare, veniva da un paesino del biellese, e ricordo ancora lei e la zia che cenavano a semplice zuppa di latte e castagne con pan secco.
tutti gli altri avevano origini più cittadine, ma sempre, sempre da che mi ricordo, a cena in tavola arrivava la minestra. Ho già detto che non so neanche se piaceva o meno, non era contemplato il dubbio.
La minestra c’era ed era sempre diversa, sempre di verdure fresche di orto e anche erbe di campo che piano piano ho imparato a conoscere e usare. Insomma anche io sono stata fortunata!
Ora la minestra la faccio meno spesso perchè mi ritrovo con un marito refrattario ai brodi e un figlio che se trova la pastasciutta è più contento. Però le faccio spesso, magari dense e non brodose come vorrei, ma non rinuncio!
Si vede che tu hai una gran conoscenza della materia prima e trovi accostamenti magari insoliti che ti vengono naturali, insomma che sei nel tuo!
A questa zuppa non manca nulla, è perfetta anche con quei dadini di zucca arrostita che le danno un bel saporino. Per non parlare dei colori stupendi che appagano anche l’occhio, cosa non secondaria.
Facciamo che la metto nella lista di quelle da provare!