Caterina de’ Medici, la “grassa bottegaia fiorentina”
Caterina de’ Medici, la “grassa bottegaia fiorentina”. Nel Calendario del Cibo Italiano, si parla di Caterina de’ Medici. Non era bella, grassoccia, occhi a palla, troppo pallida e quando arrivò a Parigi per sposare il futuro Re di Francia Enrico II d’Orleans dicono che non fu proprio entusiasta quando la vide ma, per motivi di stato la sposò lo stesso, i francesi non ci andarono teneri, come del resto è noto, e la definirono “grassa bottegaia fiorentina”. Se nei primi anni di matrimonio non diede al re alcun erede, rischiando di essere rispedita indietro come si usava a quei tempi, alla fine ben nove furono i suoi figli. Ma lei non si perse d’animo e mise in campo il suo carattere piuttosto determinato che le permise di muoversi tra i veleni della corte di Francia. Di lei si dice che era donna con un vorace appetito, ma anche di gusti molto raffinati, e che costruì il suo successo sulla superstizione, la magia e l’arte culinaria. Nel suo trasferimento in Francia, Caterina volle con se cuochi e pasticceri fiorentini portando a Parigi le migliori ricette della corte medicea, culla del Rinascimento nell’arte ma anche nei cibi e nella cucina. Ma non solo, con lei i francesi iniziarono a usare le forchette. Insomma, ricette che tutti conoscono come francesi a tutti gli effetti, in realtà hanno un’origine tutta toscana e, in particolare, fiorentina. Solo alcuni esempi ma significativi: la Salsacolla (Bechamèl), la Zuppa di Cipolle (Soupe d’oignons), le Pezzole della Nonna (Le crepès), l’Anitra colla melangola (Canard a l’orange), i Crostini di Fegato (Patè de foie), lo Stiracchio (le bœuf miroton), il Tuttoinsieme (La ratatouille). Si diceva della superstizione di Caterina de’ Medici e, a questo proposito, si narra di un pranzo di gala nel quale vennero serviti cibi che dovevano essere divisibili per tre, il numero perfetto per la regina: “33 arrosti di capriolo, 33 lepri, 6 maiali, 66 galline da brodo, 66 fagiani, 3 staia [1] di fagioli, 3 staia di piselli e 12 dozzine di carciofi”.
Di seguito l’articolo che scrissi per il Calendario del cibo italiano (Italian Food Calendar) uscito su AIFB – associazione italiana foodblogger
Giornata Nazionale di Caterina de’ Medici
Ambasciatrice Tamara Giorgetti per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar
Mi sembra giusto spendere due parole per Caterina de’ Medici, a lei dobbiamo probabilmente la notorietà di molte delle nostre preparazioni.
Caterina de’ Medici non era bella: grassoccia, occhi a palla, troppo pallida. Quando arrivò a Parigi per sposare il futuro Re di Francia Enrico II d’Orleans si racconta che l’erede al trono non fu proprio entusiasta quando la vide ma, per motivi di Stato la sposò lo stesso. I francesi non ci andarono teneri, come del resto è noto, e la definirono “grassa bottegaia fiorentina”. Ma lei non si perse d’animo e mise in campo il suo carattere piuttosto determinato, che le permise di muoversi tra i veleni della corte di Francia. Se nei primi anni di matrimonio non diede al re alcun erede, rischiando di essere rispedita indietro, come si usava a quei tempi, alla fine ben nove furono i suoi figli.
Di lei si dice che era donna con appetito vorace, ma anche di gusti molto raffinati e che costruì il suo successo sulla superstizione, la magia e l’arte culinaria. Durante il periodo che trascorse in Francia, Caterina volle con sé cuochi e pasticceri fiorentini, portando a Parigi le migliori ricette della corte medicea, culla del Rinascimento nell’arte ma anche nella cucina. Ricette che tutti conoscono come francesi a tutti gli effetti, in realtà hanno un’origine tutta toscana e, in particolare, fiorentina. Alcuni significativi esempi: la Salsacolla (Béchamel), la Zuppa di Cipolle (Soupe d’oignons), le Pezzole della Nonna (Crêpes), l’Anitra colla melangola (Canard à l’orange), i Crostini di Fegato (Pâté de foie), lo Stiracchio (Bœuf miroton), il Tuttoinsieme (Ratatouille). Si diceva della superstizione di Caterina de’ Medici e, a questo proposito, si narra di un bizzarro pranzo di gala nel quale vennero serviti cibi che dovevano essere divisibili per tre, il numero perfetto per la regina: “33 arrosti di capriolo, 33 lepri, 6 maiali, 66 galline da brodo, 66 fagiani, 3 staia [1] di fagioli, 3 staia di piselli e 12 dozzine di carciofi”.
Anche per la “soupe d’oignons“, come per le altre ricette, non possiamo dire con certezza se sia nata prima in Francia o in Toscana: la portò realmente Caterina de’ Medici a Parigi quando andò sposa e si portò dietro il suo cuoco o era una ricetta che si preparava già a Parigi? Non lo sapremo mai, però possiamo affermare con certezza che la cipolla era molto presente nella cucina toscana, fin da tempi degli Etruschi e a testimonianza di ciò abbiamo la “tomba degli stucchi” a Cerveteri, con affreschi dove è raffigurata la nota bulbacea. Troviamo poi la ricetta della “carabazada” nel ricettario del Messisbugo (Cristoforo da Messisbugo, cuoco ed organizzatore di banchetti presso la corte estense di Ferrara, è colui al quale dobbiamo il ricettario più completo e variegato della cucina rinascimentale: “Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale“).
La Carabaccia, una zuppa di cipolle come ce ne sono tante altre, è preparata in modo semplice ma gustoso, se si pensa che viene da un ingrediente così rustico e tanto povero.
Senza nulla togliere ai cugini d’oltralpe, sembra che anche l’origine di questo piatto sia assolutamente italiana, per la precisione fiorentina. Si sa, i toscani sono un popolo strano, intelligentissimo, orgoglioso della loro bellissima terra e della loro arte, ma un po’ litigioso e testardo. Non si sentono, poi, secondi a nessuno e, nel caso della loro tradizione culinaria, non la smettono mai di ripetere di aver esportato a Parigi numerosi loro piatti. E come abbiamo detto sembra che ci abbia pensato proprio Caterina de’ Medici.
Come sempre, in questi casi non si capisce se si tratta di leggende o di verità storiche. E’ però certo che la vita di Caterina tende ad avallare l’origine toscana della zuppa. Nelle vene di Caterina de’ Medici, fiorentina doc, scorreva sangue italiano e sangue francese, avendo il padre, Lorenzo II de’ Medici, sposato Madeleine de la Tour d’Auvegne; divenne, poi, regina di Francia in seguito al matrimonio con Enrico II. Queste non sono prove ma indizi e, come si dice, più indizi fanno una prova.
La cucina toscana è una cucina molto semplice e le cipolle sono dappertutto: le zuppe di cipolla abbondano, non si fermano alla Carabaccia, anche perché in Toscana ci sono cipolle molto famose, come quella di Certaldo, per esempio, raffigurata anche nello stemma del paese.
la grassa bottegaia fiorentina evidentemente con il cibo ci sapeva fare (o almeno “mangiare”!).
Ho visto la tua ricetta e voglio replicarla; a parte che la foto è appetibilissima, io ho fatto probabilmente rosolare meno la cipolla. Almeno la provo così come dev’essere! Comunque grazie per avermi “spronato” a provare un piatto di cui non conoscevo neanche l’esistenza e sicuramente… perdevo molto! Un abbraccio 🙂
Quando avrai voglia prova la cipollata, anche quella merita, sono contenta Fausta è stata una bella Giornata con bei post e persone motivate e questo è importante, sì sono soddisfatta, a domani con le anostra pizza 😉