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I Pici e la loro Storia

I Pici E La Loro Storia
I Pici e la loro Storia. Cenni storici tratti da Wikipedia. I Pici sono un tipo di pasta fatta a mano, simili a spaghettoni  ma più grossi, arrotolati male, disuguali, tipici del sud della Toscana, della provincia di Siena e Grosseto e della provincia di Viterbo con cui confina Grosseto. La ricetta è  molto semplice: acqua, farina e pochissimo, se non nessuno, uovo. La preparazione consiste nell'”appiciare”, cioè lavorare a mano la pasta fino a creare uno spaghetto lungo e corposo. I condimenti classici sono: “l’aglione” (un sugo di pomodoro saporito e agliato), il ragù di carne o la ricetta cosiddetta “alle briciole”, con briciole di pane – appunto – soffritte o addirittura fritte. Esistono varianti di tutti i tipi: ai funghi,  con ragù a base di cacciagione (cinghiale e lepre, ad esempio) o in molti altri modi, le più ricche considerate esterne alla tradizione e ai gusti contadini della Toscana rurale, solitamente frugali.  Questi i Pici per wikipedia.

 

 

 

pici all'aglione

Per me i Pici sono altro. Io li amo, come tutte le ricette toscane che faceva mia nonna. Dio come cucinava! la passione penso di averla presa da lei e, ovviamente dalla mia mamma, e negli anni ho avuto la possibilità di coltivarla in modo diverso da loro, ho avuto altri strumenti e adesso posso affermare di cavarmela in cucina.
Certi piatti mi riportano alla mia infanzia, e i pici sono uno di quelli.
Ricordo quando nonna li faceva, sempre tanti, doveva accontentare troppe persone…dopo averli “arrotolati” dopo aver dato la forma di  spaghettone (non sono spaghettoni ma non trovo una parola migliore) alla pasta, lei li metteva ad asciugare su una canna, a cavallo, come quando fanno vedere i pastifici, quelli veri, che mettono ad asciugare la pasta, ecco da nonna si vedeva questa cucina, grande, piena di pici messi ad asciugare. Poi il più delle volte venivano conditi con sugo di “nana” anitra in italiano, la sua morte. Lei era felice perché vedeva che noi nipoti aspettavamo il pezzetto di pasta per emularla e poi pretendevamo di farla mangiare a qualcuno la nostra pasta stropicciata con le manine non troppo pulite. E passavamo i nostri pomeriggi con nonna che ci raccontava di quando era giovane, di quello che non si poteva fare se si era una ragazza, di quello che non c’era, perché c’era la guerra e di tante altre storie. Nonna si è sposata presto pur  non essendo molto convinta, ha fatto 7 figli e lavorato tantissimo, però, nonostante abbia voluto bene al marito (nonno) l’ha sposato perché era così, perché qualcuno aveva deciso per lei. Oggi non l’avrebbe sposato e avrebbe fatto la cuoca, magari girando, adorava andare in giro per “il mondo”. Era una donna del 1907 ma giovane dentro, capiva i problemi dei giovani, di noi, quando crescendo le raccontavamo dei nostri amori giovanili, delle nostre cotte, lei non si è mai scandalizzata, ha sempre capito, sorriso e detto la parola giusta.Come ho detto devo a lei questa sana passione, l’amore per le cose genuine, mia nonna non ha mai mangiato un pollo comprato al macello, l’olio era del contadino, il vino, le uova, tutto quello che si poteva trovare dai contadini, si comprava dai contadini e aveva ragione, Dio se aveva ragione, magari ci fossimo fermati in tempo, magari avessimo capito che le mucche sono erbivore, non possono mangiare cibo con dentro avanzi di altre mucche, i pesci di allevamento ugualmente, le galline per “regalarti” un uovo che ti faccia bene, devono avere la possibilità di razzolare, andare in giro a trovarsi il cibo che preferiscono, non stare ammassate in una gabbietta dove non possono neppure strapparsi una piuma perché non hanno spazio, l’uovo che voi vi mangiate (io no perché compro le biologiche!!!) non ha le proteine che ha l’altro, quello la cui gallina ha vissuto felicemente…
Speriamo che queste cose vengano capite in tempo, non arriviamo al punto di non ritorno, amiamo gli animali che ci danno da vivere, io non mangio carne, ma posso anche ammettere che gli altri la mangino, ma anche se una mucca è nata per andare al macello, ha una sua dignità, trattatela bene, pensate che è un essere vivente e se non volete pensare alla mucca, pensate che vi dà un latte ed una carne migliori.
Come al solito mi sono lasciata andare, sono andata fuori tema…ma sono le cose che mi interessano, non so che farci, adesso andiamo alla ricetta dei pici.

Ingredienti per i pici

° 100 grammi  di farina 0
° 200 grammi di semola rimacinata
° olio evo
° sale
° acqua q.b. per un impasto abbastanza duro


Ho messo tutto nell’impastatrice e fatto andare fino ad avere una palla che ho continuato a lavorare con le mani. Messo a riposare l’impasto alcune ore, ripreso tirate delle sfoglie piccole e abbastanza alte, messe nella chitarra per gli spaghetti, quella abruzzese,  fatti passare dalle corde e poi arrotolati con le mani, vengono benissimo e sono veloci. Li ho messi ad asciugare cosparsi di farina per la polenta, la bramata, è grossa e non si appiccica.
Per condirli ho preparato un sugo fatto con pomodoro, olio, aglio e peperoncino.  Mettete i pici nell’acqua bollente e conditeli con il sughetto. Sentirete le campane.

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Questo articolo ha 0 commenti
  1. Tutte cose condivisibili, non vai fuori tema… I pici fanno parte anche del mio immaginario, ho una zia del senese che me li prepara ogni tanto. ma come ti regoli con l’uovo: lo metti sempre o qualche volta no?

  2. I pici sono una delle paste che amo di più in assoluto ma trovo nella tua ricetta delle disparità rispetto ai pici della Val d’Orcia che sono fatti con sola acqua e farina. Mi incuriosisce la presenza delle uova che probabilmente arriva dalla terra di Maremma e stranamente ritrovo invece l’accordo con il condimento, con sugo di nana, classicco. Il più famoso è sicuramente il pico all’aglione, ottima passata di pomodoro e gran quantità di aglio per insaporire. Un abbraccio e a presto, Pat

  3. Tutta questa fatica ne è valsa la pena! Ho mangiato i pici per la prima volta in Umbria, mi sono piaciuti moltissimo, ma i tuoi preparati in casa avranno tutto un altro sapore… Bravissima come sempre! Un abbraccio e buona giornata, Chiara

  4. I pici…che bontà, nel viterbese non si chiamano così ma lombrichelli li avevo postati all’inizio del mio blog http://nuvoledifarina.blogspot.com/2011/04/i-lombrichelli.html ; sono simili, entrambe le ricette con ingredienti naturali e genuini. Il mio compagno, triestino doc, li chiede spessissimo perché son piatti che conquistano proprio con la loro naturalezza. A casa mia c’erano sempre, mia nonna li preparava ogni volta che noi nipoti eravamo da lei, era la nostra ricetta speciale, perchè ci permetteva di pasticciare assieme a lei. E ne venivano fuori spaghettoni come dici tu irregolari, perchè le mani inseperte di bambino non ci consentivano di fare altro, ma ti confesserò ( e forse te ne accorgerai anche tu se vedrai la mia ricetta) che anche ora preferisco farli tutti strani, un pezzo più spessi e un pezzo più sottili per ricordarmi di quando li facevo con nonna che adesso non c’è più.
    Come dici tu e non hai divagato ma fatto un’osservazione importante, siamo cambiati molto, ai più non importa cosa mangiano ma la rapidità dello strappare e versare; io ho la fortuna di avere ancora le uova delle gallinelle che razzolano, la carne della mucca che pascola e basta, le verdure fresche dell’orto, l’olio senza pesticidi e grassi aggiunti e tante altre cose genuine di cui faccio un carico enormi tutte le volte che scendo al mio paese in Lazio, frutto delle mani dei miei genitori e per questo ne vado ancora più orgogliosa nel portarle in tavola. Un bacio carissima, e ti prego di scusarmi per questo mio commento lugnhissimo

  5. Carissima, altro ad avere un babbo toscano ho anche una suocera nata al confine tra Umbria e Toscana (sul lago Trasimeno) e benchè lei non li ami e non li abbia mai fatti nel suo paese le zie di mio marito li considerano, come tua nonna, la pasta della festa. Anche loro spesso ci mettono un uovo per rendere la pasta più consistente e l’accompagnano a sughi favolosi con nana o cinghiale, ma io vorrei provarli all’aglione, anche se sono sicura che i miei non vorrebbero nemmeno assaggiarli, sai poi l’alito…….!!
    Quei gesti di tua nonna che ci hai raccontato li conosco bene, la matassa di pici della zia Peppa è eccezionale, vorrei portare avanti anch’io queste tradizioni che ormai sono un pò anche mie, prima o poi li rifarò come ho fatto una volta aiutando la zia che ci aveva invitati a pranzo.
    Proprio domani vado per 3 giorni in Umbria, chissà che non decida di farli!!
    un abbraccio
    Resy

  6. Io li ho mangiati, tempo fa, a Scansano, con sugo di funghi porcini..e chi se li dimentica!! Tamara cara, meno male che te, come me, abbiamo ricordi familiari così importanti….cucina a parte, ricordare la famiglia non può fare che bene! Se poi c’è la cucina in mezzo..e che ne parliamo a fare!!
    Un bacione forte forte

  7. leggendo i tuo post mi e' tornata alla mente mia zia che era come una nonna, abitava con noi, era una donna di altri tempi, ma all' avanguardia per quei tempi, oggi sarebbe il suo onomastico.
    Peccato che certe persone ci vengano a mancare, sono i pilastri delle nostre famiglie.
    per cambiare discorso ieri ho fatto un post , ma con le nuove impostazioni che blogger ha messo ho

  8. Buoni! E' un tipo di pasta che mi piace molto. Ci credo quando scrivi "Sentirete le campane".
    Condivido molte cose che hai scritto, magari si potesse tornare a mangiare cibi genuini come un tempo.

  9. Leggendo il tuo post, mi è scesa un lacrimuccia per la commozione… è bellissimo il modo in cui ricordi tua nonna e quanto amore e passione metti in quello che fai… ^^
    Mia suocera è toscana, della provincia di Siena… sono stata spesso al suo paese e ho mangiato tantissimi pici, anche fatti interamente a mano (più difficili da trovare rispetto a quelli lavorati a macchina)… sono uno

  10. Pensa Tamara, che le campane le ho sentite suonare solo guardando il piatto di questi pici.
    Anch'io ho la fortuna di comperare i polli che vivono liberi e felici e le uova, da molto tempo a casa mia entrano solo bio.
    Ti auguro una felice domenica!!!

  11. Che bella ricetta!!!
    Il racconto poi , che ho letto con attenzione e con grande piacere, e che ricorda con affetto tua nonna è veramente pieno di amore!!!
    Un bacione e buona domenica

  12. …come Fannie anche io mi sono commossa pensando a mia nonna che non faceva i pici ma la pasta per le lasagne nel fondo di casa insieme al profumo di panni che asciugavano e di passata di pomodoro che cuoceva in pentola.
    Grazie per l’articolo! Ho trovato il tuo blog per caso e ne sono stata proprio contenta.
    Francesca

  13. Ecco cosa mi manca: la chitarra. Li ho fatti ieri ma ho giurato che non li avrei mai rifatti ed invece ci sto già pensando. Li ho fatti però senza uova. Dove trovo la chitarra per gl spaghetti?
    Ciao cara e grazie

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