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Babà dell’Artusi

Babà Dell’Artusi

E’ iniziata ieri la settimana della cucina dell’Unità d’Italia, secondo il Calendario del Cibo Italiano.  Parlare dell’Unità d’Italia non è una cosa proprio facile ma  Giulia Robert del blog Alterkitchen,  ci è riuscita molto bene, ambasciatrice di aifb per la settimana dell’Unità d’Italia, quindi andate a leggere il suo post molto interessante. L’unità d’Italia fu fatta, ed io la penso ancora come diceva Massimo d’Azeglio “Purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli Italiani” e ancora non li abbiamo fatti.
E ad unire l’Italia dal punto di vista gastronomico ci pensò lui Pellegrino Artusi con il suo famoso ricettario “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” ed io vi lascio una sua famosa preparazione il Babà dell’Artusi
“Questo è un dolce che vuol vedere la persona in viso, cioè per riuscir bene richiede pazienza ed attenzione”. Inizia così, con queste parole,  la ricetta n.552 ne  “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi: il Babà. Il Babà dell’Artusi…e continua “con un quarto della detta farina e con un gocciolo del detto latte tiepido, s’intrida il lievito di birra e se ne formi un pane di giusta sodezza. A questo s’incida col coltello una croce, non perché esso e gli altri così fregiati abbiano paura delle streghe; ma perché a suo tempo diano segno del rigonfiamento necessario, ad ottenere il quale si pone a lievitare vicino al fuoco, a moderatissimo calore, entro a un vaso coperto in cui sia un gocciolo di latte”…ecc. Questo scriveva il grande Pellegrino Artusi, le sue ricette sono poesie e questo Babà lo dimostra. È vero che questo dolce per riuscire bene ha bisogno di molta pazienza, la pazienza per fare un buon impasto, il lievito di birra va lavorato molto, deve incorporare molta aria e solo dopo averlo lavorato molto possiamo essere sicuri che il nostro Babà verrà perfetto, e a me è venuto perfetto. Andiamo a elencare gli ingredienti per un buon Babà dell’Artusi.

babà dell'Artusi

Ingredienti per il Babà dell’Artusi:

  • 250 g di farina 0
  • 30 g di lievito di birra
  • 1 dl di latte
  • 70 g di burro
  • 2 uova + 1 tuorlo
  • 70 g di zucchero a velo
  • 0,5 dl di marsala
  • 0,5 dl di rum
  • 1 cucchiaio di cedro candito a pezzetti
  • 80 g di uva sultanina messa a bagno
  • 1 dl di panna tiepida
  • 1 pizzico di sale
  • zucchero a velo vanigliato

Sciogliete in 4 cucchiai di latte tiepido il lievito di birra e impastato  con 50 g di farina, (tolti dal totale, cioè dai 250) e messo  a lievitare per 30 minuti in un posto tiepido (forno con luce accesa).
Mettete le uova, il tuorlo e lo zucchero nella planetaria e cominciate ad impastare, aggiungete i 200 g di farina e il sale continuando ad impastare, ho aggiunto 60 grammi di burro fuso, il panetto preparato prima e fatto lievitare, la panna tiepida, il rum e il marsala e ho fatto fatto lavorare a lungo con il gancio.

Alla fine aggiungete il cedro candito e l’uvetta che avevamo fatto ammollare a mano all’impasto, (l’impastatrice romperebbe l’uvetta). Fate lievitare ancora per 20 minuti.

Imburrate e infarinate uno stampo con le coste (come dice l’Artusi) e versate dentro l’impasto, copritelo  con pellicola spennellata di burro per evitare che lievitando si attacchi e fate lievitare per circa 2 ore, comunque fino a che non arriva al bordo dello stampo.

Mezzora prima che finisca la lievitazione accendete  il forno a 200°C e poi ho infornate il babà per circa 40 minuti, è una pasta che scurisce molto presto. Per la temperatura e l’orario regolatevi con il vostro forno. Sformate il vostro Babà dell’Artusi e spolverizzatelo con dello zucchero a velo vanigliato.

calendario italiano del cibo

 babà dell'Artusi

 

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Questo articolo ha 20 commenti
  1. ormai sono stata catturata dalla passione per i lievitati e mi sembra anche che, pur richiedendo attenzione ma grazie all’aiuto della planetaria, abbiano solo ed esclusivamente bisogno di calma e pazienza, benché queste non escludano qualche delusione qua e là per qualche errore.
    Insomma, i lievitati mi infondono pace e questo babà così “attempato” mi intriga molto. lo farò.
    Un saluto
    P.S.: quando ho tempo. un salto nel tuo blog lo faccio perché la tua “toscanità” mi piace molto.

    1. Lalla io l’Artusi lo tengo sul comodino e lo porto in cucina con me, se cerco qualcosa di particolare sulla Scienza in cucina e l’arte di…la trovo di sicuro, un abbraccio

  2. Ciao Tam 🙂 Lo sai che ce l’ho nella mia infinita lista delle ricette da fare? Ti è venuto spettacolare, è stupendo! Anche le foto mi piacciono molto. E poi chissà che buono! 🙂 Complimenti, un bacione e buon inizio settimana!

  3. Favoloso. sai che possiedo il grane libro dell’Artusi r non l’ho mai consultato…..troppo complesse le sue ricette ma lo devo riguardare sono piena di curiosità a questo punto.
    Buona serata

    1. Edvige ma non sono difficili, io ce l’ho ormai da 40 anni e lo consulto spesso, ci sono le classiche ricette anche bellissime da leggere e secondo me, alla portata di tutti…un saluto

  4. Grazie mille, Tamara, per la tua partecipazione alla “mia” (io son solo ambasciatrice, ma ormai la sento davvero un po’ mia) settimana nazionale.. una ricetta dell’Artusi non poteva certo mancare, e questo babà è semplicemente meraviglioso!

    1. Tu sei ambasciatrice perché la rappresenti benissimo questa settimana, non l’avrei vista con nessun’altro se non con te, hai fatto un articolo essenziale, mi è piaciuto molto, grazie a te cara Giulia

  5. Al libro dell’Artusi mi avvicino sempre con molta umiltà e soggezione, ma tutte le sue ricette sanno di altri tempi e di buono, come il tuo splendido babà. Bellissimo ed immagino buonissimo, ma tu non sbagli mai un colpo cara Tamara! 😉

    1. Resy pensa ho comprato “La scienza in cucina…” nel 1975, amavo il cibo ma certamente non pensavo che un giorno avrei fatto questo, ma l’Artusi è rimasto sempre con me e anche adesso è qui davanti a me, ci trovo sempre qualcosa di utile, grazie cara

  6. Era il 2 Agosto 1861, a Torino ed in Europa giungevano notizie orripilanti circa le fucilazioni facili del Pinelli e del Cialdini ……. Non passava giorno in cui i giornali non davano notizie di eccidi, di fucilazioni sommarie, senza processo, senza prove; bastava essere contadini, a volte bastava essere solo cattolici, religiosi e Meridionali. Non passava giorno in cui sui quotidiani non apparivano elenchi di partigiani passati per le armi. Gli Abruzzi, il Molise, la Campania, la Basilicata, la Calabria e la Puglia erano barbaramente messe a ferro e fuoco dai criminali di guerra piemontesi ……. A Torino, Massimo d’Azeglio avvertì i rimorsi dell’uomo intellettuale onesto e si sentì in dovere di scrivere una lettera al senatore Matteucci:

    “Carissimo amico, la questione di tenere o non tenere Napoli deve, a quanto mi sembra, dipendere soprattutto dai Napoletani; a Napoli, noi abbiamo cacciato il sovrano per stabilire un governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono e pare che ciò non basti, per contenere il Regno, sessanta battaglioni; ed è notorio che, briganti o non briganti, tutti non ne vogliono sapere. Ma si dirà: e il suffragio universale? Io non so nulla di suffragio, ma so che al di qua del Tronto non sono necessari battaglioni e che al di là sono necessari. Dunque vi fu qualche errore e bisogna cangiare atti e principi. Bisogna sapere dai Napoletani una volta per tutte se ci vogliono, sì o no. Capisco che gli italiani hanno il diritto di fare la guerra a coloro che volessero mantenere i tedeschi in Italia, ma agli italiani che, restando italiani, non volessero unirsi a noi, credo che non abbiamo il diritto di dare fucilate…”

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